Terapia & Coaching Breve Strategico.
Risolvere problemi in poco tempo.
Il nostro approccio significa rapidità, efficienza e utilizzo di protocolli d’intervento. Il nostro obiettivo non è far luce su un passato che è immutabile, ma lavorare con il cliente su ciò che oggi, adesso, ora, mantiene il problema, fornendogli strumenti pratici per gestirlo già dal primo incontro.

Caratteristiche principali
RAPIDITà
È un metodo orientato all’estinzione dei problemi in un numero ridotto di sedute.
EFFICIENZA
Promuove miglioramenti già nei primi incontri, senza ricadute.
CON PROTOCOLLI DI INTERVENTO
Protocolli costruiti ad hoc per la risoluzione di patologie e difficoltà.
Come Funziona il Primo Incontro e i Successivi?
Il Metodo sviluppato da Giorgio Nardone e Collaboratori dopo oltre 30 anni di ricerca-intervento.
Quanto dura una seduta?
Ogni incontro ha una durata variabile funzionale alla necessità della persona: possono essere 20 minuti come 2 ore.
Qual è la frequenza delle sedute?
Generalmente gli incontri avvengano ogni due settimane.
Chi aiutiamo?
Adulti e bambini, Coppie e Famiglie. Studenti e Sportivi, Lavoratori e Professionisti.
Dove avvengono gli incontri?
Riceviamo i clienti presso il nostro studio situato nell’edificio della Misericordia di Marina di Pietrasanta.
Oppure on-line con: Skype, Facetime, Facebook e WhatsApp.
E se il paziente non vuole venire?
Svolgiamo una terapia indiretta, ovvero lavoriamo con chi fa le veci del paziente, come il genitore o il coniuge. Poiché le famiglie e le coppie sono dei sistemi circolari, modificando il comportamento di un membro, cambiamo anche la condotta del paziente assente.
Come lavorate con i bambini?
Svolgiamo una terapia indiretta. Noi siamo contrari a vedere i bambini in seduta, per evitare che questi subiscano un etichettamento come malati, quindi diamo gli strumenti ai genitori affinché questi possano aiutare il proprio piccolo.
Durante il primo incontro insieme al cliente svolgiamo una “diagnosi operativa”, ovvero identifichiamo il problema, fissiamo un obiettivo concreto ed interveniamo sulla difficoltà provocando un primo cambiamento. Per svolgere questi tre passaggi è necessario ridurre la complessità del problema, spacchettandolo in più componenti: come l’individuo percepisce la difficoltà, come funziona il problema, le emozioni coinvolte e la resistenza al cambiamento.
- Percezione. La percezione si riferisce a come la persona vede il problema. Ad esempio un paziente può avere difficoltà ad uscire dalla propria abitazione, ma è ben diverso dire “evito di uscire di casa per il timore di avere un attacco di panico” da “evito di uscire di casa per timore che i passanti mi giudichino male”.
- Come Funziona il Problema. Per comprendere i meccanismi di un problema dovremo sapere le persone che sono coinvolte, quando questo si verifica e come si mantiene. Ad esempio per la terapia è fondamentale sapere se ad una persona gli attacchi di panico si palesano solo in certe occasioni oppure senza preavviso come un fulmine a ciel sereno. Così come è indispensabile conoscere se la persona ogniqualvolta ha paura chiede aiuto o affronta da sola un’emergenza. Invece il mantenimento del problema si riferisce a ciò che il paziente fa per stare bene e risolvere il disturbo, ma che ha un effetto opposto e amplifica la difficoltà. Ad esempio coloro che hanno attacchi di panico sono individui che tentano di controllare la paura, ma più cercano di gestirla più questa aumenta.
- Emozioni Coinvolte. È fondamentale conoscere le emozioni che la persona nutre verso il problema per creare un linguaggio e una strategia adatta al cliente. Provate a convincere una persona che ha paura di volare spiegandole quanto è bello, piacevole e diverte prendere l’aereo.. non vi ascolterà mai.
- Resistenza al Cambiamento. Potrà sembrare strano ma indipendentemente dal problema solo una persona su 5 è collaborativa. Pensate a quando andate da un medico o da un dietista e vi prescrivono un farmaco o una dieta. Quante volte vi scorderete di seguire l’indicazione? Oppure immaginiamo un paziente ossessivo compulsivo, lui sa che i suoi rituali sono inutili e sciocchi, ma non può rinunciarvi. O ancora, una ragazza anoressica sicuramente non vorrà mangiare nulla, ma noi dobbiamo comunque persuaderla a sfamarsi.
Una volta che abbiamo ridotto la complessità del problema e individuato l’obiettivo terapeutico o di coaching, a conclusione della seduta daremo al cliente uno strumento utile (la prescrizione) a gestire la sua difficoltà ogniqualvolta questa si presenta.
Le sedute e la prescrizione che il paziente eseguirà tra un incontro e l’altro, gli consentiranno di sbloccare il problema e di vivere meglio. Una volta che il problema è sbloccato dovremo consolidare il cambiamento avvenuto per creare un nuovo equilibrio più funzionale ed evitare le ricadute. In questa fase allungheremo il tempo tra una seduta e l’altra, in modo che il cliente acquisisca progressivamente un’autonomia personale, una totale guarigione e trasformi i suoi limiti in punti di forza. Come scrisse Einstein è “nel mezzo delle difficoltà che nascono le opportunità”.